Non sono mai stata una di quelle persone che tenevano un diario. Quanto volto ne avrò iniziato uno? Tantissime. Finiva sempre che partivo per la tangente per i primi, non so, tre, quattro giorni? Una settimana? Poi capitava sempre che non scrivessi per un po’ di tempo e tristemente la cosa finiva lì perché nella mia testa, quella del diario era una cosa che tu scrivevi OGNI SINGOLO giorno, guai a saltarne uno, guai.
Questo è quello che succedeva ai tempi delle scuole medie/primi anni delle superiori, poi ho smesso proprio del tutto, entrando in quella fase in cui avevo “troppe” cose da fare per “perdere tempo” a scrivere cosa poi? Le mie memorie? C’mon, chi mi credevo di essere?
Un piccolo cambio c’è stato nel 2015 quando ho preso e iniziato a scrivere il mio primo “5 line a Day”, in cui per 5 anni, ogni giorno, scrivi 5 righe di quello che ti è successo, cosa hai pensato, chi hai incontrato, insomma quello che vuoi, letteralmente (ve ne ho parlato QUI). Ho pensato che tutto sommato 5 righe al giorno fossero qualcosa di fattibile ed effettivamente è stato così (fyi, a novembre finirò il primo diario, 5 anni dopo. Incredibile).
Anzi, spesso devo dire che capitava che 5 righe non fossero abbastanza e che volessi continuare a scrivere e iniziato proprio a sentire l’esigenza di mettere per iscritto quello che mi succedeva, i pensieri nella mia testa, proprio come un bisogno fisico.
Mi sono comprata un diario. E per quanto io sia un po’ ossessionata da tutto ciò che è diari, matite, penne, quaderni e via andando (c’è chi la chiamerebbe cancelleria 😉), ne ho preso uno minimal, senza righe, né quadretti, senza date, senza disegni, senza citazioni profonde. L’unica cosa che mi sono concessa sono state le mie penne preferite, quelle da 0.38mm di Muji (questa è un’ossessione nell’ossessione).
Non mi sono messa paletti. Non mi sono autoimposta nulla, ma allo stesso tempo ero pienamente consapevole che ogni volta in cui sentissi la testa un po’ troppo piena o pesante, il mio diario era lì, pronto ad accogliere le mie parole.
Va così oramai da quasi un anno e questa storia on-off mi sta dando grandissime gioie e non posso che consigliarvi di darle una chance, anche se siete pieni di dubbi, anche se credete che non sia una cosa nelle vostre corde.
Mi piace l’idea del journaling come una forma di selfcare, perché in fin dei conti quello è. E’ un momento in cui scriviamo per noi stessi, un momento in cui deliberatamente decidiamo di ritagliarci qualche istante e fare qualcosa che pensiamo ci possa fare bene. Col tempo ho scoperto che sono davvero molti i vantaggi che può portare questo tipo di scrittura:
Svuotare la testa e ridurre ansie e pensieri
Mi piace proprio l’immagine in cui tutti i pensieri e preoccupazioni, ansie e affanni fluiscono dalla nostra testa per poi prendere forma sulla carta. Ed effettivamente è così. Dicono che circa il 90% delle cose che pensiamo, in realtà l’abbiamo già pensato. Sono concetti che si ripetono e che non fanno altro che accumularsi fino al punto in cui non ci sentiamo per scoppiare, cosa che di questi tempi succede troppo spesso un po’ a tutti. Scrivere i nostri pensieri ci permette di liberarsi del loro peso e di trovare una soluzione più facilmente, proprio perché ci permette di guardarli in modo obiettivo.
Rimanere più concentrati
Troppi pensieri e preoccupazioni nella testa creano confusione e poca chiarezza, ci portano a voler fare più cose alla volta e spesso a farle male. Scrivere si permette di avere una visione più chiara e organizzata e mantenere concentrazione più la lungo proprio perché siamo focalizzati nel fare una cosa alla volta.
Sviluppa la creatività
Sembra che fare journaling abbia lo stesso effetto sul nostro cervello di forme d’arte come pittura o danza. E proprio come questo tipo di attività, più ti dedichi, più sei in grado prendere confidenza e sviluppare uno stile personale. In più, come le forme d’arte, ha effetti benefici sul nostro umore!
Permette di conoscersi più in profondità
Spesso tendiamo a nascondere emozioni e sentimenti, sia positivi che negativi perché siamo occupati come sempre ad andare a mille all’ora, mentre invece fermarci e riconoscere quello che stiamo provando è un ottimo modo per entrare in una conoscenza più profonda con noi stessi.
Permette di lasciare andare
Quando qualcosa diventa un peso o c’è un brutto ricordo che ci portiamo dietro da troppo tempo, scriverlo ci dà la possibilità di “abbandonare” tutto lì, proprio sulla carta in modo da permetterci di andare avanti e di guardare al futuro con nuova energia.
Come fare? Io semplicemente parto da una domanda che faccio a me stessa. Come mi sento oggi? E da lì è tutto un flusso.