Se ne sente parlare tantissimo, specialmente di questi tempi in cui sembra essere diventata quasi di moda, nevvero? Si parla di meditazione, dei benefici, delle migliaia di varianti che ci sono in circolazione, di cosa sia e cosa non sia, di quando e come va fatta – seguita dai classici “oddio io non riesco a stare fermo immobile per tutto quel tempo” oppure “ma come si fa a non pensare a nulla?”. Insomma, c’è un velo misterioso e forse anche un po’ di confusione a riguardo, cosa che non mi sorprende, ad essere sinceri.
Questo non vuole essere un post in cui vi racconto la rava e la fava (anche voi lo dite?) – su cos’è la meditazione, dove nasce, come si sviluppa o via andando – non finiremmo più e diventerebbe un post super lungo che forse dovremmo fare episodi tipo Beautiful.
Quello che voglio condividere con voi sono dei consigli su come costruire una pratica nostra e chissà, magari costante 😉
Trovare uno spazio dedicato, quasi sacro e privo di distrazioni
So che sembra una banalità, però creare uno spazio fisico apposito, dedicato e appunto, quasi sacro, può aiutarci già di per sé a creare anche uno spazio mentale da dedicare alla meditazione, o solamente a rimanere con noi stessi.
Ugualmente, l’ideale sarebbe trovare uno spazio silenzioso, riservato e il più possibile distante da distrazioni di alcun tipo, visive, sonore o semplicemente luci troppo forti.
Trovare il momento giusto della giornata
Per alcuni può essere il mattino appena svegli, per altri la sera prima di dormire, per altri ancora magari in pausa pranzo.
Testiamo quale è per noi il momento ideale da dedicare alla pratica e per renderla costante, proviamo ad associarlo ad un’altra attività che facciamo quotidianamente. Per esempio, io mi ritaglio 10 minuti dopo la mia sessione di movimento mattutina. Non è moltissimo, ma fidatevi che a volte questi 10minuti sembrano infiniti. E come dicevo, si tratta di creare una pratica costante, poco ma spesso.
Trovare una posizione comoda
Può sembrare una banalità, ma non per tutti stare seduti a gambe incrociate può essere comodo, specialmente all’inizio o specialmente se c’è poca mobilità a livello delle anche. Può essere d’aiuto sederci su una sedia, contro un muro, o magari anche rimanere sdraiati (magari cercando di non dormire sonni profondi 😉 )
Lasciare andare aspettative e l’idea di una pratica perfetta
Spesso quando provo a “sponsorizzare” la meditazione, mi trovo davanti a reazioni tipo “ah, ma io non so stare fermo per così tanto tempo” oppure “non riesco a smettere di pensare” ecc…
In realtà non esiste una meditazione giusta o sbagliata, non esiste une meditazione “perfetta”. Ogni pratica è diversa dalle altre e per questo dobbiamo accettarla e accoglierla per quello che è. Una volta che il nostro approccio si fa più morbido, sicuramente riusciremo a vivere un’esperienza migliore e senza giudizio.
Provare un primo approccio con una meditazione guidata
Abbiamo trovato il posto giusto e la posizione comoda – e adesso?
Se siamo all’inizio, può essere di grande aiuto trovare una meditazione guidata per accompagnarci nei primi passi. Vi consiglio Calm (un’app) o Insight Timer, dove potrete trovare meditazioni di diverse lunghezze in base al tempo che avrete a disposizione.
Ascoltare il respiro
Anche questa, storia sentita e risentita. Però se se ne parla così tanto un motivo c’è, no?
Il respiro è sempre con noi e in qualunque istante dovessimo sentire di star perdendo il contatto con noi stessi, possiamo sempre tornare lì, al suo essere costante, profondo, regolare e senza sforzi, un ispiro alla volta, un espiro alla volta. E credetemi, fa la differenza.
Trovare continuità
So che non è facile, ma anche solo 5 minuti al giorno bastano per creare una routine. Alla fine come andiamo ad allenare il nostro corpo fisico, così andiamo ad allenare la nostra mente e lo sappiamo bene che una pratica costante ma breve ci può dare più benefici di una sessione più lunga una volta ogni tanto.
Esprimere gratitudine
Sia che sia stata una pratica lunga o corta, sia che siamo riusciti a rimanere focalizzati tutto il tempo o se ci siamo perso qualche pezzo. In qualunque caso troviamo quella sensazione di gratitudine alla fine della sessione. Anche semplicemente per il fatto di esserci ritagliati del tempo per questo, per averlo dedicato a noi stessi, per aver fatto qualcosa per noi.